domenica 21 dicembre 2008

Il Forte dei Merli

Era un piccolo cavaliere, dalle origini piuttosto umili ma fiero ed orgoglioso e dal talento inimitabile con la spada. Era anche scaltro e intraprendente e valutava sempre gli ordini dei signori con cui aveva prestato servizio.
Infatti durò poco il suo lavoro di scorta nelle
lande selvaggie e ben presto si ritrovò a scortare un ricco possidente Solussiano, nei suoi brevi viaggi e sopratutto nelle sue passeggiate ad Iklos, principalmente dal foro delle discussioni nella piazza del Palazzo di Lercomal, alla sua villa nei pressi del porticciolo. Durava troppo però questo incarico per i suoi gusti, e la sua indole più nascosta e controllata, di guerriero e combattente e di esploratore, pian piano tornò a galla, nei pigri pomeriggi assolati che passava osservando il suo ventre crescere.
Così piano piano inculcò una pulce nell'orecchio del suo signore, asserendo che un suo grande frutteto ai bor
di delle rocce di Scarareth avrebbe avuto bisogno di un controllo più serrato e vicino da parte di qualcuno; disse al suo signore che in cima a quelle impervie colline rocciose, sarebbe dovuta sorgere una fortezza, per guardare i suoi terreni e, insinuò ancora, per poter magari richiedere un piccolo dazio ai passanti che usavano un prezioso passaggio fra le colline che guardacaso stava nei territori del signore Solussiano.
Ecco che lo scaltro cavaliere riuscì così a convincere il suo signore a far er
igere un piccolo forte e a donargli il controllo e la giurisdizione, in suo nome. Il giovane cavaliere non tardò a riempire le sue sacche dei suoi averi e si impegnò ad assoldare validi guerrieri fra i suoi più fidati amici per occupare il forte, ormai pronto dopo soli due anni di lavori.
Il drappello di soldati, con a seguito 4 carri colmi di mercanzie e donne per aiutare e soddisfare gli uomini del nuovo forte, giunsero infine dopo due giorni al forte. Il cavaliere vide già da lontano un nugolo di urlanti pennuti neri sulla cime delle torri. Così decise di chiamare la sua nuova casa, al limitare delle selvaggie lande al centro di Iklos, il suo Forte dei Merli.

lunedì 24 novembre 2008

L'uovo lassù. Fine

Il tunnel proseguiva all'infinito. Nolcai sapeva bene che avrebbe dovuto camminare per tanto tempo, perchè quella era la Via Dritta, uno dei passaggi più lunghi che congiungeva le grandi valli a Est ad Iklos, intersecandosi con altre grandi arterie sotterranee. Il giovane aveva percorso qualla strada tante volte, ma raramente fino a così lontano. Era stato piuttosto fortunato nel trovare un'ingresso al Mondo Sotterraneo, dopo aver preso l'uovo. Era molto più al sicuro li, piuttosto che dover percorrere di nuovo tutta la via all'aperto, rischiando di attirare l'attenzione di molte creature selvaggie nei boschi, specialmente con quel grande uovo, succoso e saporito.
Sorrise, pensando al gorgoglio dello stomaco e a quanto sarebbe stato piacevole rompere il suo prezioso carico e cuocerlo in una delle Sale di Mezzo della via, al calore del fuoco centrale. Decise comunque di fermarsi e di mangiare qualcosa di caldo.
Ma ben presto riprese il cammino. Secondo i suoi calcoli, sarebbe tornato dopo neanche il 4 giorno di viaggio della sua impresa. Pochi pensavano che sarebbe riuscito, quasi neppure il suo Custode del Tempo. Ma lui era stato deciso per tutto il tempo. E così, nonostante tutto, stava tornando a casa.
Alla fine infatti, arrivò fino ad uno degli ingressi della Via proprio ai confini a Nord della città di Iklos. Vide la luce del sole con grande piacere. Una luce appena calante, di un placido tramonto soffuso.
Con rinnovato vigore strinse il suo trofeo e si diresse verso il suo laboratorio. Sperava di non trovare nessuno lungo il tragitto, e anche per questo aveva scelto un ingresso così fuori mano. Camminò deciso fino alla metà. Aprì l'uscio, con un gesto elegante della mano distante dalla porta e poche parole arcane. La porta cigolò da sola lasciando entrare Nolcai.
Il giovane mago lavorò tutta la notte, chiuso fra alambicchi, polveri, coppe piene di fumo, liquidi maleodoranti e alla fine l'oggetto fu pronto. Non vedeva l'ora di darlo a Lercolmal. Quel grosso ingenuo avrebbe provato per lui il Cinto del Balzo!

Fine

Come gli altri

Non è facile fermarsi e riflettere. Oppure capita nella vita qualche periodo nel quale si preferisce usare meno il cervello. La tv, il ritmo, la superficialità, internet, il telefonino: anche queste sono cause della pausa riflessiva. Magari molti nascono e vivono già per riflettere poco.
L'uomo, il maschio, ha un retaggio di antichi istinti. La donna, la femmina, ugualmente. Seppure diversi in parte. Sono passati secoli di "evoluzione" e gran parte degli istinti sono man mano scemati, nascondendosi sotto cumuli di parole, cultura, continua ricerca della spiritualità, oppure ricerca del sapere, della conoscenza. Il tempo dell'uomo è cambiato, favorendo l'arte, la scrittura, la scienza, le attività più intellettuali. Il sesso nel tempo è diventato peccaminoso di volta in volta, magari un tabù spesso. In parte anche quello che dovrebbe essere, in certe società; cioè un mezzo di piacere, di conoscenza, di espressione, e semplicemente un mezzo di procreazione. E ora? Probabilmente come in tutte le epoche. Per qualcuno un semplice aspetto della vita, da vivere con leggerezza. Per qualcuno un'ossessione, una mania. Forse per tanti una mania. Per altri un peccato assoluto, un retaggio da cancellare fra quelli ancestrali dell'uomo.
Ma la cosa più ovvia che un uomo, maschio, qualsiasi maschio che si fermi un po a riflettere conclude, è che una donna, forse qualsiasi donna, suscita in lui un'attrazione sessuale. Magari non una mania, magari una semplice curiosità. Ma è solo un naturale istinto, quello di ogni uomo al mondo di "esaminare" ogni femmina che incontra, magari di desiderarla, di esplorarla. Ha senso il pensiero per una sola donna? Si, se fosse possibile spegnere qualsiasi istinto. Forse un giorno la conoscenza ci porterà a questo!

martedì 18 novembre 2008

L'uovo lassù. Parte 3

Era quello che temeva alla fine. Poco dopo aver sentito il rumore improvviso, si vide sovrastare da un grosso Nurgle, di cui aveva sentito l'olezzo già mentre saliva sull'albero. E, lo sapeva, avrebbe dovuto cacciarlo via con la Lancia Ricurva già prima di iniziare a salire. Ora il Nurgle era sopra di lui, grosso e minaccioso e Nolcai se ne stava con la fune in mano e la lancia appesa sulle spalle, irragiungibile. Chiuse gli occhi e sussurrò tre veloci parole. Il Nurgle gli saltò addosso, ma la fune in una sfolgorante fiammata divenne come una frusta infuocata sprizzando scintille fra le dita del ragazzo. Il bestione informe urlò e spalancò gli occhi. Aveva l'uovo sotto il braccio, ancora stretto come un dono prezioso. Fece un balzo indietro, incredulo e l'uovo cadde sul buio sottobosco morbido, finendo fra fitti cespugli da cui scaturirono mille versi minuti e strani.
Il Nurgle però non ci mise molto stringere gli occhi e l'illusione della fune fiammante scomparve ben presto alla sua vista. Ma anche il giovane stregone era sparito, lasciando l'umida corda ai piedi della creatura. Questi, infuriato per la perdita dell'uovo e per l'insolenza di quel piccolo uomo, prese a frugare fra i cespugli, stracciando via rami, grossi funghi marci, interi strati di muschio e felci centenarie. Ma ormai non vi era traccia dell'uovo ne di Nolcai.
Intanto, pochi istanti prima, il ragazzo aveva in tutta fretta tirato fuori da una tasca un Cercatore mentre si gettava fra i più grossi cespugli. Arrancava rapido a gattoni allontanandosi dal Nurgle in direzione dell'uovo, poco lontano. Lo trovò subito, prendendolo con un braccio mentre puntava il Cercatore nei dintorni cercando un passaggio. Lo trovò presto, seguendo una via di cinghiali nel mondo del sottobosco. Entrò nel buco in fretta, sentendo che l'effetto della fune in fiamme terminava, e prese a strisciare verso l'interno. Dopo non molto finalmente riuscì a rimettersi quasi in piedi, nel sottosuolo pulsante di Iklos. La galleria, appena rischiarata dai Licheni di Num, scendeva ancora di poco, per poi dividersi ben presto in due. Nolcai deciso prese il pertugio di destra, dopo aver scorto proprio all'ingresso una piccola runa incisa nella volta. Gran parte del tunnel, largo a sufficenza per camminarci in modo spedito, era scavato nella terra densa e profumata e numerose radici sbucavano per rigettarsi poi poco più in basso. Ma roccie spuntavano qua e la e il pavimento sembrava anch'esso solido e sicuro, come granito ricoperto da un tappeto scricchiolante.
Nolcai camminò ancora per un po, fino a che come pensava la via non lo portò ad una delle Sale di Passaggio. Un'ampia sala si aprì davanti a lui, con le pareti ricoperte da solide travi di quercia e la volta alta chiusa ancora da curve travi annerite. In alto uno stretto pertugio si apriva e continuava in verticale verso l'esterno. Al centro della sala un grosso camino in pietra era acceso perennemente, con le braci rossastre. Senza pensarci, Nolcai alimentò il fuoco con qualche tronco fra quelli impilati dentro una grossa nicchia in una parete. Era sempre uso comune farlo e di buon auspicio, e inoltre garantiva la Sala rimanesse sempre al caldo, per tutti i viandanti. Il ragazzo si riposò un poco e poi prese deciso l'apertura verso Est, che imboccava un tunnel ampio e ben tenuto, nel quale le radici che sbucavano dalla terra compatta, erano ben tenute lungo le pareti, con sinuose legature e piacevoli giochi di ferro tornito.
...continua

lunedì 3 novembre 2008

L'uovo lassù 3

Un fortissimo strattone gli strappò via letteralmente la corda dalle mani, facendolo rotolare pesantemente a terra. Si rialzò quasi subito, intontito e con le mani doloranti. Guardandosi attorno scorse poco lontano una grossa figura scura che si muoveva fra i cespugli, facendoli muovere rumorosamente. Il ragazzo disperò di trovare ancora intatto l'uovo che tanto gli era costato. Frugò velocemente fra le vesti, in cerca di un sacchetto, lo prese, lo aprì

venerdì 24 ottobre 2008

Che sarà?

Non lontano da una delle Fonti, appena al di sopra di un fitto bosco di quercie, tempo fa, non tanto ma abbastanza perchè un vecchio possa ricordarsi, un abile artigiano costruì un edificio un po strano rispetto agli altri sparuti che sorgevano nei dintorni. Un vecchissimo stregone aveva assoldato l'artigiano per erigere per lui il miglior laboratorio per i suoi esperimenti che potesse fare. Il vecchio stregone vide l'opera finita e rise. Rise tanto ma di certo rise anche perchè la sua mente era malata dalle erbe che ingurgitava e non capiva il genio dell'artigiano. Lo stregone in un impeto di pazzia, gelò l'uomo che aveva assoldato in un blocco di tempesta montana.
E così, la costruzione finì per non avere alcun proprietario fino a che un mercante che veniva da lontano, decise di farla sua, creando la bottega più rinomata per maghi e fatucchieri di tutta Iklos.
La Cantina dei Marchingegni

domenica 19 ottobre 2008

L'uovo lassù. parte 2

Il grande volatile si avvicinava sempre più, e sembrava quasi urlare di rabbia. Nolcai puntava forte i piedi sul nido, facendo scendere a strattoni l'uovo il più velocemente possibile, ma disperava di riuscire a fare in tempo. Ad un certo punto si alzò, sporgendosi pericolosamente lungo il bordo, tenendo con tutte le forze la corda. Vide lontano in basso, l'uovo che sbatteva fra i rami. Strinse i denti, sudando mentre i muscoli gli dolevano. Mancava poco! Era quasi sceso sopra il fitto sottobosco.

Con un ultimo grande sforzo, tese le gambe e fece scendere ancora la fune, poi, in un vortice di aria e di urla gracchiati, il Rasac gli fu addosso. Il giovane di Iklos fece appena in tempo a scansarsi e gettarsi sul bordo del nido, mollando la fune. Vide con gli occhi spalancati la lunga corda che cadeva nel vuoto, serpeggiando fra i rami, ma non riuscì a capire che fine aveva fatto il nido.

Si alzò rapido, cercando con lo sguardo l'uccello gigante. Senti alle sue spalle un'altra folata di vento ed un alito caldo addosso, e ancora una volta si gettò per terra, scansando di un soffio gli artigli.

Si girò, ansimando terrorizzato. Prese a cercare con spasmodica fretta fra le tasche, fino a trovare il Kukur nodoso. Prese il piccolo legno, e fece vorticare furiosamente la sfera bucherellata che era legata con una cordicella al legno, producendo uno strano fischio forte e fastidioso. Guardò verso il Rasac, con le braccia a pezzi, in ginocchio sul nido. Il volatile stava tornando verso di lui, furioso, ma in qualche modo sembrava impaurito, come preso da una strana indecisione. Volava contorcendosi e sfiorando con le grandi ali artigliate la volta della foresta, stracciando via qualche ramo qua e la. Poi ad un tratto si alzò in aria altissimo, planando sopra la testa del ragazzo da lontano, mentre questi, all'estremo delle forze, vorticava il Kukur senza sosta, ma sempre più lentamente. Passarono istanti interminabili e quando Nolcai pensava di essere sul punto di svenire, il Rasac volò via sopra la foresta fino a perdersi dietro il monte.

Il giovane smise di muovere il braccio, con un dolore tremendo. Era stremato. Si gettò a terra e si riposò per un po. Poi cercò di rotolare lungo il fondo del nido, fino al bordo. Prese a calarsi lentamente, con fatica, aggrappandosi il più possibile ai rami. Non ce l'avrebbe mai fatta a scendere ora. Aveva bisogno di riposarsi, ma non poteva stare lassù. Decise di scendere il più possibile, almeno fino ad un punto nel quale non fosse bersaglio degli artigli del Rasac. Era quasi buio e ogni tanto gli pareva di sentire il verso del Rasac lontano, e ogni volta trasaliva e cercava di scendere più velocemente, rischiando di spezzare qualche ramo e crollare verso morte certa. Era sempre più stanco, ma alla fine trovò un piccolo pertugio fra due rami, abbastanza lontano dal nido, e ancora tanto lontano dal terreno. Sperava che l'uovo fosse ancora intero e che nessun predatore se ne cibasse, ma ci sperava poco.

Si accoccolò al meglio e si gettò addosso una coperta. Si addormentò quasi subito. La notte fu piena di incubi e quando si svegliò alla luce del sole, urlò terribilmente per il dolore dei muscoli e delle ossa. Pianse per qualche minuto, cercando di stringere i denti. Il corpo era un dedaolo di fitte, ma si riprese e con vigore iniziò la discesa. Fu lenta e penosa. Ma alla fine arrivò a terra e si sdraiò nell'humus morbido e confortante. Del Rasac non vi era traccia.

Chiuse gli occhi e si riaddormentò nuovamente. Si risvegliò ancora dolorante, ma meno di prima. Era di nuovo buio. In qualche modo ritrovò il suo sacco, la coperta e cercò la sua piccola lanterna magica. Sfiorò la cupolina argentata pronunciando parole ai più incomprensibili, e una luce immobile rischiarò la lunga fune distesa tutt'attorno. L'uovo non c'era, ma un'estremità della fune si perdeva nel bosco, fra gli alberi bui come se qualcuno avesse preso il figlio del Rasac, trascinandolo via con se, come dimostravano anche rami rotti e l'erba schiacciata.

Nolcai raggruppò la corda e prese a seguirla, raccogliendola man mano. Sentì una specie di raschio fortissimo.

...continua

La casa di Juri



Proprio in cima ad una piccola collina, attorniato da un fitto bosco, un giorno il giovane Juri il Girovago, decise di costruire una piccola case, dove fermarsi ogni tanto dai suoi viaggi in giro per le terre di Iklos, in continua ricerca di nuovi strumenti per creare musiche e poemi di onore e guerra.




Ecco che così qualcuno può imbattersi in una casetta, semplice ma molto accogliente e magari può avere la fortuna di sentire dolci melodie se Juri è nella sua dimora.


mercoledì 15 ottobre 2008

L'uovo lassù

Non aveva dimenticato nulla, sperava. Per tutta la mattina aveva camminato inoltrandosi sempre più nella foresta, al fresco umido dell'ombra dei maestosi alberi nodosi. Era lontano da qualsiasi sentiero o passaggio fra quelli usati dalla sua gente. Neanche il vecchio Morgas passava di la per cercare le sue preziose erbe. Almeno non immaginava che poteva arrivare sino a dove lui si era spinto, perlomeno considerando le sue gambe stanche e anziane, ma sicuramente qui avrebbe trovato tante di quelle piante strane e rare. Ma lui aveva deciso di entrare nella Valle delle Rane e proseguire così tanto e anche così lentamente nell'intricato dedalo fra gli alberi, solo per trovare il tronco giusto su cui salire.
Ora si era concesso una breve pausa per mangiare qualcosa, giusto un tozzo di pane con un podo di quella deliziosa crema che preparava sua nonna e che, dicevano in molti, sarebbe bastata ad un Nurgle per sopravvivere per un mese! Riprese il cammino ben presto ed infine, quando lassù riusciva a scorgere la cima di Mont'Arruia, decise di cercare l'albero più grosso nei paraggi. Vide un gigantesco tronco con una rugosa e spessissima corteccia, segnato dai secoli, completamente ricoperto dal muschio viscido. Non sarebbe stato un problema salirvi, con i suoi scarponi uncinati. Infatti si mise subito all'opera, ed iniziò a salire rapidamente. Dopo non molto il muschio sparì, lasciando il posto ad una folta edera che saliva lungo il tronco. Si aiutava con i grossi rami che dipartivano decisi dal tronco principale, intrecciandosi spesso con gli alberi vicini.
Saliva, e più saliva più rimaneva meravigliato dalla vista. Mai era salito così in alto, prima, almeno non in quella zona. Pochi si inoltravano così tanto in quella valle e ancora meno si arrampicavano e potevano godere di una vista così ampia!
Finalmente, dopo una grande fatica, arrivò nei pressi della cima. Poco più in basso della volta più alta degli alberi, scorse l'obiettivo della sua ricerca. Proprio nell'intreccio di 4 grossi rami, fra i più grossi a quell'altezza, stava un gigantesco nido, contornato da una sorta di leggera foschia. Un nido enorme, largo come 5 uomini distesi. Non era molto lontano, in effetti l'aveva scorto quasi d'improvviso, uscendo dal folto delle fronde. Il nido era ben mimetizzato nel verde.
Quasi poteva toccarlo. Col cuore che batteva all'impazzata, guardandosi attorno, fece l'ultimo sforzo e si avvicinò al nido, sporgendosi. E vide quello che desiderava. Molti gli avevano detto che avrebbe dovuto scalare decine di nidi, per trovare un uovo. Ma lui sentiva nel cuore che sarebbe stato fortunato. Ed infatti il nido aveva un grande uovo! Proprio al centro, grande come un caprone. Entrò nel nido svelto ed aprì il sacco che aveva sulle spalle. Tirò fuori la lunga fune, fine e resistente che gli era costata un mese di lavoro presso il buon Ghillias. Avvolse il grande uovo in una rete che lui stesso aveva preparato, poi fissò un'estremità della fune alla rete. Con un grande sospiro, iniziò a far rotolare l'uovo nel nido, fino a farlo uscire da un bordo. Puntò ben bene le gambe sul fondo del nido e iniziò a far scendere pian piano l'uovo lungo l'albero.
Sentì lontano lungo la valle, proprio al lato del monte, un lungo e inquietante gracidare. Alzò lo sguardo e vide un'ombra nel cielo, proprio sopra la volta degli alberi che planava verso di lui. Un Rasac! Volava verso il suo nido...
...continua

sabato 11 ottobre 2008

Giochi!

Da buon bambino, ho sempre apprezzato i giochi. Ora, i giochi sono diventati più complessi, ci sono tante pedine, regole anche complicate talvolta! Ma sempre tanta fantasia. Ecco, così ho deciso di aggiungere qua una sezione, con la collezione dei miei giochini!!

giovedì 11 settembre 2008

Una stella che si scioglie

Era un placido torpore proprio appena prima del sonno più profondo in quella notte così gelida e piena di ghiaccio. Un gelo così scendeva quasi sempre come presagio di accadimenti strani e non certo prevedibili, neppure da lei, sempre attenta ad ogni sentore di alito dagli abissi. Ecco perchè non potè scendere nei suoi occhi speciali il sonno del riposo. La sua mente la teneva sveglia, attenta ad ogni più piccolo rumore, ad ogni più piccolo movimento dell'aria.tu
Mosse le mani piene di rughe lungo il leggero velo che la copriva, cercando di rilassarsi invano. Ecco che tornava alle sue orecchie quello strano rumore, come uno scricchiolio lontano, leggero, come se dei rami contorti sfregassero e si contorcessero in cerca di qualcosa. Alla fine si alzò e con fatica osservò oltre il vetro ghiacciato un piccolo fiocco di neve gelido che si scioglieva velocemente...

venerdì 1 agosto 2008

Un tavolo consunto

Solitario nella sera, finalmente rinfrescante, segnava sicuro e deciso con la vecchia penna intinta nella china sugli spessi fogli di pergamena. Ormai era un grosso tomo che era poggiato sul legno brunito dal tempo, dopo tutto quel tempo in cui stava rendendo conto della storia, delle tradizioni, degli avvenimenti, delle creature e dei popoli della sua terra. Tanti lunghi anni di scrittura, paziente, di continua ricerca fra i saggi e gli anziani più lontani sui colli nelle zone selvagge. Ed ora si fermava spesso e quasi si meravigliava di quanto aveva scritto fin'ora, curvo sui fogli. Ma questo aveva avuto un inizio, tanto tempo fa, quasi in un sogno ormai, che ricordava ancora vivido, quando era giunto ad Iklos, appena un ragazzo, solo un piccolo mozzo di quella nave di Grinecaat sfortunata, spezzata quasi da un forte Bentemurta. La Stella della Spuma a malapena era riuscita ad arenarsi non lontano da Sabarra, triste, curva e morente. E quel ragazzino assieme agli altri uomini della barca, erano arrivati ad Iklos. Col tempo, quasi tutti erano poi ripartiti verso le loro terre lontane, verso le loro mogli, i loro sogni, le loro lotte, le loro gioie. Ma lui sentiva qualcosa li ad Iklos, sentiva l'ardore della sorpresa, la scintilla della conoscenza e così, prese a vagare per le vie della città, a scoprire il parlare tagliente dei Solussiani, il vociare profondo dei Doroi e poi, oltre le ultime case, molto in la fino ai colli rotti e scavati da tempo dimenticato, fino alle nebbie terribili, fra le tane innominabili, fino alle meraviglie dei Mourzhin e ancora oltre, sfidando pericoli di ogni tipo, lui prese a cercare, a scoprire, e a scrivere su grandi fogli di pergamena la storia di Iklos, su un tavolo consunto.

lunedì 28 luglio 2008

Il Segreto?


Sarà proprio quello? Ma deve nascere dentro. Come? Come si può far uscire fuori tutto questo? Forse bisogna svuotare tutto quello che si ha nella mente, tutto quello che annebbia il cuore e lo chiude in una morsa di scuro torpore. E' così? Il mio cuore non è libero, di sognare, di cercare la passione, di amare veramente, senza limiti?

giovedì 24 luglio 2008

C R

Ci sono momenti in cui è difficile capire dove sei, chi sei e cosa ti accade attorno. Nel profondo. La luce che rimbalza sulle cose, la vedi bene. I colori, l'aria, le lettere delle parole. Ma ci sono periodi in cui ti fermi li. Non hai bisogno, non puoi o non vuoi andare oltre. E però questi momenti, che si potrebbero definire spazi di scazzo, che potrebbero sfociare nella depressione, che magari ti viene voglia di catalogare nei momenti senza senso della tua vita, questi momenti però riservano piccoli squarci di profondità, come nei momenti di consapevolezza vera, di reale cognizione delle cose (reale per quanto possa esserlo la cognizione di un corpo imperfetto e soggettivo), e questi squarci forse possono essere potenti più di un mese di cognizione reale continua. E riserbano sorprese.
E c'è una cosa che mi stupisce sempre, certe volte di più e certe volte meno. Che tutti siamo speciali, che molti si perdono nel rimbalzare dei raggi, ma alcuni si soffermano e riescono anche solo per qualche squarcio, ad entrare nella cognizione reale. E quelli sono più speciali. Forse dopo questa estate riprenderà una vera epoca di cognizione reale per me.

mercoledì 23 luglio 2008

Deposito di Iklos, anatomia di una costruzione


C'è un mondo molto particolare, pieno di cose strane per noi, ma del tutto plausibili: creature volanti che non dovrebbero volare; strane scie di luce che baluginano fra anfratti di luoghi nebbiosi; musiche melodiose che guidano esseri intelligenti che non camminano su due gambe; versi famelici da bocche contorte e mai viste da uomini di oggi. Questo è Iklos. E ad Iklos, qua e la, esistono piccole casupole, sparse nelle lande selvaggie e insospitali, con robuste corde, botti piene di acqua, carne salata nascosta in anfratti sicuri. Sono i Depositi, preziose tappe per viandanti solitari che si incamminano nella Terra dell'Eclisse.

Qui di seguito vediamo qualche fase della costruzione del deposito. Inizio con procurarmi un pezzo di poliuretano, tagliato da pannelli di quelli grandi da coibentazione usati nell'edilizia.

Inizio a sagomarlo pian piano, in modo da ricavare una base "rocciosa" abbastanza realistica.


In seguito "monto" sulla base le due pareti del deposito e il tetto in cartoncino spesso. Dopodichè taglio un po di tegole, sempre in cartoncino magari poco poco più fine, e le incollo sul tetto in modo da creare un bel effetto... tetto! Poi incollo un rametto sull'angolo e inizio a spolverare un po il terreno con un po di sabbia, dopo averlo spennellato con colla vinilica diluita in acqua.

Ora continuo con aggiungere particolare, come un paio di radici che spuntano dal terreno, una pila di legna pronta da ardere dentro il deposito e una botta ricolma di fresca acqua e sigillata contro gli animali notturni. Poi un po di pietre qua e la ed infine una bella corda pronta all'uso!


Bene. A questo punto non mi rimane che attendere che la colla asciughi ben bene, per poi dare una passata di nero di base, pronto per essere dipinto.












Infine ecco il Deposito dipinto e "pronto all'uso"!

La carrozza nera



"Un tempo lontano un'armata, terribile e silenziosa, solcava le strade polverose del Vecchio Mondo. Questa armata di esseri non morti, rubati al riposo eterno, squassava ogni avversario nel suo cammino, distruggendo villaggi interi. Un nero signore viaggiava oscuro e nascosto dentro una nera carrozza, dormiente nel giorno e sveglio nella buia notte. Scheletrici destrieri marciavano tirando questa carrozza e tutto attorno il terrore della Carrozza Nera faceva gemere e fuggire chiunque avesse ancora un cuore caldo e sangue vivo e saporito per il Signore dell'Armata dei Morti!"
Questa miniatura è il risultato di una paziente ricostruzione, fatta interamente da zero, di una Carrozza Nera, dato che il pezzo originale, che volevo inserire nel mio esercito di Warhammer, costava (e costa) un po di soldini!
Allora, armato di taglierino e dita prensili, ho pian piano ricostruito la scocca in legno, aggiungendo qualche elemento decorativo già pronto e scolpendo le tende e altri particolari con la pasta bicomponente. Ho continuato con il cocchiere risultato di una teschio di scheletro, due braccia e ancora pasta. Le ruote le ho realizzate saldando a stagno l'anima di alcuni cavi elettrici grossi. I cavalli sono due semplici destrieri scheletrici. Per quando riguarda la bara, l'ho fatta sempre in legno, con una base interna di velluto-pasta bicomponente, mentre il vampiro è un pezzo della Metal Magic (ditta tedesca produttrice anche di miniature da 15mm. Credo non ci sia più). Ed ecco la mia Carrozza Nera.






Qui si può notare il pezzo orignale.

giovedì 17 luglio 2008

Pipistrelli!



Forse tutti hanno visto dei pipistrelli sfrecciare nella notte, squittendo e saettando anche vicino. Scuri esserini con le ali che frullano all'impazzata!
Ma pochi possono dire di aver incontrato questo tipo di pipistrelli! Grossi come aquile, famelici di sangue e di carne umana!!

martedì 15 luglio 2008

L'albero tagliato


Ed ecco dopo una bella rinfrescata di colore, l'albero tranciato in due ed ucciso da un fulmine secoli fa! Ci voleva una bella rinfrescata di verde per riportare alla vita questo diorama.


















Ed ecco i funghetti!




lunedì 14 luglio 2008

La Torre Tiradadi




Ecco la torre ormai terminata. Dopo una passata di nero per creare una base scura su cui dipingere (tecnica comune), ho iniziato a "lumeggiare" le pietre di grigio e il terreno di un verde scuro. Poi man mano ho usato il bianco e dei verdi sempre più chiari. Ho avuto la peculiare idea di usare un giallino per le torri. L'effetto non è male. Diciamo che i costruttori hanno utilizzato una speciale pietra solforosa con venature giallastre!












Qui si vede bene l'apertura da cui i dadi rotolano per poi fermarsi nel cortile!





domenica 13 luglio 2008

La locanda del Gufo






Continua la costruzione della Locanda del Gufo.
Qui ci sono un po di particolari ravvicinati degli interni, ormai abbandonati ad una non rifinitura finale. Non so se aggiungere finestre e porte apribili esternamente per lasciare la possibilità di intravvedere qualcosa. Forse le monterò fisse. Nel dubbio ho fatto qualche foto degli interni.


All'esterno, nei pressi dell'uscita posteriore della cucina a ridosso della stalla, c'è una piccola latrina all'aperto.

Girando l'angolo e oltrepassando la stalla, ecco che torniamo verso la parte frontale della taverna, caratterizzata dalle porcilaie!

Ed eccoci alla fase avanzata del tetto. Ho appena concluso di "posare le tegole". Cioè di appiccicare tanti pezzetti di cartoncino l'uno sull'altro per dare l'impressione di tegole grezze. Per quanto riguarda invece il tetto della stalla, ho preferito farlo in "paglia", usando un ingrediente segreto! "Tecnica" che ho utilizzato anche per la realizzazione del mulino, che devo risistemare e anche terminare.

domenica 6 luglio 2008

Rovine della Terra di Mezzo


Questo piccolo paesaggio è stato creato utilizzando alcuni elementi del gioco di battaglie del Signore degli Anelli, creato dalla Games Workshop. C'è la statua, ancora in piedi, di un antico signore di Numenor, ed un'altra statua gemella crollata. Si possono intravvedere pure delle rovine di colonne possenti che una volta reggevano splendide verande in palazzi maestosi e scintillanti.

La miniera abbandonata


Spesso succede che un filone d'oro, di gemme o di altri preziosi materiali attiri l'avidità e grandi lavori vengono fatti per estrarre questi materiali. Dopo un po però, questi iniziano a scarseggiare, e le vecchie miniere vengono semplicemente abbandonate.


Non è esattamente il caso di questa, visto che ancora, non molto lontano dalla sua imboccatura, ci sono ricchi giacimenti. Ma questo sito fu abbandonato quando un maldestro piccone aprì un varco verso una serie di cunicoli e gallerie abitati da viscide creature, fameliche di carne fresca.



Quasi tutti i minatori furono fatti a pezzi e i pochi che sopravvissero cercarono di fuggire facendo crollare l'ingresso principale della miniera.


"Ti prego! Arrivano! Sento il loro strisciare. Non ce la faccio più! Fai crollare quella dannata volta! "