lunedì 28 luglio 2008

Il Segreto?


Sarà proprio quello? Ma deve nascere dentro. Come? Come si può far uscire fuori tutto questo? Forse bisogna svuotare tutto quello che si ha nella mente, tutto quello che annebbia il cuore e lo chiude in una morsa di scuro torpore. E' così? Il mio cuore non è libero, di sognare, di cercare la passione, di amare veramente, senza limiti?

giovedì 24 luglio 2008

C R

Ci sono momenti in cui è difficile capire dove sei, chi sei e cosa ti accade attorno. Nel profondo. La luce che rimbalza sulle cose, la vedi bene. I colori, l'aria, le lettere delle parole. Ma ci sono periodi in cui ti fermi li. Non hai bisogno, non puoi o non vuoi andare oltre. E però questi momenti, che si potrebbero definire spazi di scazzo, che potrebbero sfociare nella depressione, che magari ti viene voglia di catalogare nei momenti senza senso della tua vita, questi momenti però riservano piccoli squarci di profondità, come nei momenti di consapevolezza vera, di reale cognizione delle cose (reale per quanto possa esserlo la cognizione di un corpo imperfetto e soggettivo), e questi squarci forse possono essere potenti più di un mese di cognizione reale continua. E riserbano sorprese.
E c'è una cosa che mi stupisce sempre, certe volte di più e certe volte meno. Che tutti siamo speciali, che molti si perdono nel rimbalzare dei raggi, ma alcuni si soffermano e riescono anche solo per qualche squarcio, ad entrare nella cognizione reale. E quelli sono più speciali. Forse dopo questa estate riprenderà una vera epoca di cognizione reale per me.

mercoledì 23 luglio 2008

Deposito di Iklos, anatomia di una costruzione


C'è un mondo molto particolare, pieno di cose strane per noi, ma del tutto plausibili: creature volanti che non dovrebbero volare; strane scie di luce che baluginano fra anfratti di luoghi nebbiosi; musiche melodiose che guidano esseri intelligenti che non camminano su due gambe; versi famelici da bocche contorte e mai viste da uomini di oggi. Questo è Iklos. E ad Iklos, qua e la, esistono piccole casupole, sparse nelle lande selvaggie e insospitali, con robuste corde, botti piene di acqua, carne salata nascosta in anfratti sicuri. Sono i Depositi, preziose tappe per viandanti solitari che si incamminano nella Terra dell'Eclisse.

Qui di seguito vediamo qualche fase della costruzione del deposito. Inizio con procurarmi un pezzo di poliuretano, tagliato da pannelli di quelli grandi da coibentazione usati nell'edilizia.

Inizio a sagomarlo pian piano, in modo da ricavare una base "rocciosa" abbastanza realistica.


In seguito "monto" sulla base le due pareti del deposito e il tetto in cartoncino spesso. Dopodichè taglio un po di tegole, sempre in cartoncino magari poco poco più fine, e le incollo sul tetto in modo da creare un bel effetto... tetto! Poi incollo un rametto sull'angolo e inizio a spolverare un po il terreno con un po di sabbia, dopo averlo spennellato con colla vinilica diluita in acqua.

Ora continuo con aggiungere particolare, come un paio di radici che spuntano dal terreno, una pila di legna pronta da ardere dentro il deposito e una botta ricolma di fresca acqua e sigillata contro gli animali notturni. Poi un po di pietre qua e la ed infine una bella corda pronta all'uso!


Bene. A questo punto non mi rimane che attendere che la colla asciughi ben bene, per poi dare una passata di nero di base, pronto per essere dipinto.












Infine ecco il Deposito dipinto e "pronto all'uso"!

La carrozza nera



"Un tempo lontano un'armata, terribile e silenziosa, solcava le strade polverose del Vecchio Mondo. Questa armata di esseri non morti, rubati al riposo eterno, squassava ogni avversario nel suo cammino, distruggendo villaggi interi. Un nero signore viaggiava oscuro e nascosto dentro una nera carrozza, dormiente nel giorno e sveglio nella buia notte. Scheletrici destrieri marciavano tirando questa carrozza e tutto attorno il terrore della Carrozza Nera faceva gemere e fuggire chiunque avesse ancora un cuore caldo e sangue vivo e saporito per il Signore dell'Armata dei Morti!"
Questa miniatura è il risultato di una paziente ricostruzione, fatta interamente da zero, di una Carrozza Nera, dato che il pezzo originale, che volevo inserire nel mio esercito di Warhammer, costava (e costa) un po di soldini!
Allora, armato di taglierino e dita prensili, ho pian piano ricostruito la scocca in legno, aggiungendo qualche elemento decorativo già pronto e scolpendo le tende e altri particolari con la pasta bicomponente. Ho continuato con il cocchiere risultato di una teschio di scheletro, due braccia e ancora pasta. Le ruote le ho realizzate saldando a stagno l'anima di alcuni cavi elettrici grossi. I cavalli sono due semplici destrieri scheletrici. Per quando riguarda la bara, l'ho fatta sempre in legno, con una base interna di velluto-pasta bicomponente, mentre il vampiro è un pezzo della Metal Magic (ditta tedesca produttrice anche di miniature da 15mm. Credo non ci sia più). Ed ecco la mia Carrozza Nera.






Qui si può notare il pezzo orignale.

giovedì 17 luglio 2008

Pipistrelli!



Forse tutti hanno visto dei pipistrelli sfrecciare nella notte, squittendo e saettando anche vicino. Scuri esserini con le ali che frullano all'impazzata!
Ma pochi possono dire di aver incontrato questo tipo di pipistrelli! Grossi come aquile, famelici di sangue e di carne umana!!

martedì 15 luglio 2008

L'albero tagliato


Ed ecco dopo una bella rinfrescata di colore, l'albero tranciato in due ed ucciso da un fulmine secoli fa! Ci voleva una bella rinfrescata di verde per riportare alla vita questo diorama.


















Ed ecco i funghetti!




lunedì 14 luglio 2008

La Torre Tiradadi




Ecco la torre ormai terminata. Dopo una passata di nero per creare una base scura su cui dipingere (tecnica comune), ho iniziato a "lumeggiare" le pietre di grigio e il terreno di un verde scuro. Poi man mano ho usato il bianco e dei verdi sempre più chiari. Ho avuto la peculiare idea di usare un giallino per le torri. L'effetto non è male. Diciamo che i costruttori hanno utilizzato una speciale pietra solforosa con venature giallastre!












Qui si vede bene l'apertura da cui i dadi rotolano per poi fermarsi nel cortile!





domenica 13 luglio 2008

La locanda del Gufo






Continua la costruzione della Locanda del Gufo.
Qui ci sono un po di particolari ravvicinati degli interni, ormai abbandonati ad una non rifinitura finale. Non so se aggiungere finestre e porte apribili esternamente per lasciare la possibilità di intravvedere qualcosa. Forse le monterò fisse. Nel dubbio ho fatto qualche foto degli interni.


All'esterno, nei pressi dell'uscita posteriore della cucina a ridosso della stalla, c'è una piccola latrina all'aperto.

Girando l'angolo e oltrepassando la stalla, ecco che torniamo verso la parte frontale della taverna, caratterizzata dalle porcilaie!

Ed eccoci alla fase avanzata del tetto. Ho appena concluso di "posare le tegole". Cioè di appiccicare tanti pezzetti di cartoncino l'uno sull'altro per dare l'impressione di tegole grezze. Per quanto riguarda invece il tetto della stalla, ho preferito farlo in "paglia", usando un ingrediente segreto! "Tecnica" che ho utilizzato anche per la realizzazione del mulino, che devo risistemare e anche terminare.

domenica 6 luglio 2008

Rovine della Terra di Mezzo


Questo piccolo paesaggio è stato creato utilizzando alcuni elementi del gioco di battaglie del Signore degli Anelli, creato dalla Games Workshop. C'è la statua, ancora in piedi, di un antico signore di Numenor, ed un'altra statua gemella crollata. Si possono intravvedere pure delle rovine di colonne possenti che una volta reggevano splendide verande in palazzi maestosi e scintillanti.

La miniera abbandonata


Spesso succede che un filone d'oro, di gemme o di altri preziosi materiali attiri l'avidità e grandi lavori vengono fatti per estrarre questi materiali. Dopo un po però, questi iniziano a scarseggiare, e le vecchie miniere vengono semplicemente abbandonate.


Non è esattamente il caso di questa, visto che ancora, non molto lontano dalla sua imboccatura, ci sono ricchi giacimenti. Ma questo sito fu abbandonato quando un maldestro piccone aprì un varco verso una serie di cunicoli e gallerie abitati da viscide creature, fameliche di carne fresca.



Quasi tutti i minatori furono fatti a pezzi e i pochi che sopravvissero cercarono di fuggire facendo crollare l'ingresso principale della miniera.


"Ti prego! Arrivano! Sento il loro strisciare. Non ce la faccio più! Fai crollare quella dannata volta! "

sabato 5 luglio 2008

Il Perconomio


Nel bagliore della luna spiegò le ali e spiccò il volo leggero, sfiorando il piccolo specchio d´acqua; con un guizzo fulmineo cambiò direzione, planando verso una scura apertura sulla parete rocciosa di un ripido colle. Dall´umido antro scaturiva un bagliore rossastro, vi si gettò, attirata inesorabilmente. Un gelido soffio lambiva le sue ali delicate mentre percorreva il cunicolo che si apriva di fronte a lei, sfiorando le pareti ricoperte di muschio viscido; la luce aumentava ma, d´un tratto, una gigantesca mano roteò davanti a lei, e con un gesto repentino pose fine ai sui brevi giorni.
“Stupidi insetti schifosi!”, sentenziò una voce stridula producendo tetri rimbombi. “Maledetto luogo melmoso”, concluse quasi sussurrando.
L´uomo riprese il suo cammino curvo, nonostante l´alta volta del cunicolo, verso il focolare del salone, dove lo attendeva impaziente. Nonostante tutto il potere e la ricchezza che gli aveva dato aveva sempre uno strano sentimento di rispetto e paura quando gli parlava; forse era il suo portamento orgoglioso, il suo sguardo imperioso, o la sua voce bassa e imperturbabile. Ma non lo avrebbe mai abbandonato, nella gloria come nella disgrazia.
Dopo qualche altro attimo, un arco intarsiato con figure grottesche gli aprì la vista della splendida sala ricolma in ogni dove di splendidi e scintillanti gioielli, lame dall´elsa finemente lavorata, gingilli di ogni tipo di rara bellezza; tutto l´ampio spazio era pervaso d´una soffice luce dorata, più intensa verso il centro dove, sul suo incredibile trono, il re in esilio si pasciava di tutte le sue ricchezze.
“Sei dunque giunto”; proclamò il monarca dagli occhi fiammeggianti. La sua voce rimbalzò lungo le lisce pareti, facendo tremolare le fiammelle degli infiniti lumi.
“Mio signore”; il piccolo uomo si prostrò davanti al suo re. “Purtroppo il mio cammino fu rallentato da una furiosa tempesta e così ho dovuto attardare la mia venuta.” La sua flebile voce sembrava arrivare al Signore da un abisso lontano.
“Sei uno stolto, Khjar!”, sussurrò il re, facendo tremare le pareti. “Se tardavi ancora avresti rivolto il tuo inutile discorrere ai vuoti muri!”. Le ultime parole suonarono realmente come un sussurro tenebroso, mostrando come gli anni gravassero pesantemente sulle sue poderose spalle. Khjar si avvicinò rapido, spargendo su un ampio tavolo numerose pergamene che portava con se; erano fittamente vergate da strani caratteri e rune e lo studioso prese ad esaminarle accuratamente, scrivendo appunti e note con la sua lunga piuma di Rasac.
Per lungo tempo Khjar studiò le carte con fare assorto fino a che non interruppe il suo studio, quando ormai all´esterno della reggia di pietra le tenebre erano profonde e le sfuggenti Valkrish saettavano fra gli arbusti in cerca di prede; prese tutte le pergamene ammucchiate sul tavolo e, dopo averle riposte in una grande libreria ricolma di tomi giganteschi e fogli vergati in strani linguaggi, prese ad armeggiare sopra un piccolo banco stuccato ricolmo di boccette d´ogni forma e dimensioni.
Gli occhi cisposi di Khjar erano ormai divenute due umide fessure rossastre, mentre il piano su cui lavorava divenne ben presto un guazzabuglio di fiale, fialette, boccette ricolme di liquidi dai colori e dall´odore poco invitanti. Il re, riverso sul suo trono, sonnecchiava nervoso, invaso da incubi premonitori. Sogni di ammonimento. Sogni che lo atterrivano e sembravano portatori di una morte improvvisa e terribile. D´improvviso si destò, ruggendo d´orrore dopo aver sentito come se fosse vera una spada acuminata che penetrava nel suo ventre fino a salire verso il cuore.
Con la mascella tremante e la lingua secca, ruotò la testa verso il suo fedele servitore, sperando che questi avesse concluso con i suoi intrugli, ma Khjar era ancora intento nel mescolare e rimescolare sconosciuti ingredienti che prelevava dalle sue sacche. Allora cercò nuovamente di riposare, temendo il ritorno delle visioni di morte.
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Oltre il dorato alone dei candelabri, oltre l´arco intarsiato, oltre il cunicolo gocciolante, fra la spessa coltre nebbiosa che lambiva i tronchi muschiosi immersi nel buio, una figura sferragliante percorreva un labile sentiero; guardingo, sussultando ad ogni movimento inatteso, il Portatore della Lama Sacra si avvicinava lento ma inesorabile, impaurito ma deciso, verso la dimora del Signore della Montagna.
D´un tratto l´esile figura d´una Valkhrish saettò da un cespuglio spinoso gettandosi sul possente guerriero che, con un gesto fulmineo, estrasse la spada in un turbinio di metallo sfavillante facendola roteare verso la bestia che terminò il suo guizzo in un gorgoglio sommesso.
“Sporco animale! Se non avessi lo stomaco ricolmo, ti avrei ucciso sbranandoti!”; la voce del cavaliere si diffuse soffocata dalla nebbia, fra il sottobosco. Per un istante le voci della foresta si zittirono per poi riprendere con vigore e con un tono stranamente minaccioso, almeno alle orecchie del guerriero. Il sussurro gracchiante dei piccoli Dalke dal ciuffo violaceo; il mormorio gutturale del pigro Targot; il frusciare lontano dei grandi Rasac dalle ali membranose; lo squittio di morte delle Valkhrish, dagli artigli acuminati e il borbottare sommesso ed indefinibile degli insetti dalle forme grottesche.
Ben presto i pesanti passi lo portarono di fronte ad un piccolo laghetto luminescente, che rifletteva tetramente la luce pallida della luna; lo specchio d´acqua era letteralmente invaso da piccole creature dalle ali delicate che roteavano l´una sull´altra come impazzite. Il guerriero si attardò per riempire la sua borraccia da una piccola polla che riforniva il laghetto, ma subito riprese il cammino, più deciso ora che aveva lasciato i rumori inquietanti della foresta alle sue spalle. Davanti a lui, finalmente, si stagliò l´alto colle; lo costeggiò per un lungo tratto. Si fermò presso un albero contorto appollaiato su uno sperone roccioso e tirò fuori una pergamena che controllò con attenzione. Alzò lo sguardo verso la parete della collina ed esaminò alcuni segni caratteristici che apparivano anche nella mappa vergata sulla pergamena. Poi, dopo pochi attimi, ripose la pergamena e si avviò deciso verso un anfratto che si rivelò l´entrata fiocamente illuminata di una galleria.
Con andamento sicuro vi penetrò; le pareti si aprivano e si chiudevano attorno a lui come un serpente viscido e sinuoso. Qua e la luminose ragnatele ospitavano sfortunati insetti che si contorcevano inutilmente cercando un´improbabile fuga. Finalmente, dopo un interminabile cammino, il guerriero poté scorgere lontano un arco scolpito i cui fianchi riportavano grottesche figure; oltre l´arco un bagliore dorato si diffondeva illuminando in modo inquietante il corridoio.
Finalmente Larsyen era giunto alla sua meta.
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“Arriva!”, affermò Khjar con voce tremolante, per poi riprendere convulsamente a mescolare le sue strane sostanze. Il re sembrava una maschera di impassibile pazienza, ma i suoi occhi brillavano di rabbia mista ad un terrore senza nome che gli rodeva l´animo.
“E´ quasi pronto.”, disse Khjar.
“Il Perconomio è quasi pronto.”, ripeté l´alchimista e le sue parole furono interrotte da uno sferragliare convulso che annunciò l´arrivo del guerriero del Nord.
Larsyen entrò a grandi passi nell´immenso salone, si fermò ed osservò con profondo rispetto il trono su cui era accovacciato il Re; un terrore sinuoso cresceva nel suo cuore, ma continuava a dirsi che non poteva nuocergli, non senza il prezioso intruglio.
Lentamente lo sguardo si posò verso il piccolo uomo ricurvo che armeggiava ancora con le sue boccette; l´orrore per la scoperta quasi lo sconvolse! Quindi la bufera indotta dalla strega non aveva fermato il viscido essere al servizio del Signore! Il terrore lo pervase, ma capì che il suo tempo era adesso, o mai più!
Con un balzo incredibile, nonostante il peso dell´armatura, si gettò verso la pila di tesori, arrampicandosi veloce ed urlando tutta la sua rabbia, con la magica spada sguainata verso il cuore del suo nemico. Il Re attese impassibile l´impatto. All´ultimo istante spiegò le enormi ali e, con un guizzo della sua coda bitorzoluta, spiccò un breve volteggio evitando d´un soffio la mortale lama del guerriero che quasi precipitò dal cumulo di gioielli.
Il Signore planò per un istante, poi si gettò con un ringhio pauroso verso l´uomo, spalancando le sue fauci poderose; nonostante la sua forza, a stento riuscì a controllare i suoi movimenti. Era stanco e vecchio. Il guerriero, piccolo e debole in confronto a lui, sembrava ora così terribile e mortale che il Re trattenne il fiato. Decise, troppo tardi, di deviare la sua carica, ma ormai la lama odiosa era su di lui. Con un gesto repentino, il guerriero colpì il lungo collo.
Per un istante calò un silenzio profondo ed il tempo si fermò. Le collane, gli anelli di prezioso metallo, i diademi, le gemme si colorarono tutti di rosso purpureo, il rosso colore del sangue del terribile Drago dalla vita lunga, dallo sguardo profondo e ricolmo di saggezza ed immensa conoscenza, dal corpo possente pieno delle infinite cicatrici delle battaglie e delle guerre vinte dal Signore della Montagna. Il Re invincibile stava per essere infine vinto!
Larsyen, con uno sguardo allucinato, si avvicinò al petto del drago per l´ultimo colpo che lo avrebbe proiettato fra i grandi uomini della storia; dopo anni di battaglie, di stenti, di sconfitte e di vittorie sembrava ormai giunto il suo trionfale momento. Guardò gli occhi ancora vivi e profondi dell´essere antico e si fermò un attimo a contemplare l´antico orgoglio del Re.
Fu un grave errore per lui. Khjar aveva infine terminato di mescolare il suo intruglio; rapido come non era mai stato, si avvicinò al suo sire e gettò una fine polvere sul corpo poderoso. Il pulviscolo impalpabile si incendiò in una fiammata istantanea. Larsyen si voltò di scatto ed i suoi occhi si spalancarono per il terrore. Con un ultimo gesto convulso alzò la lama e, con tutte le sue forze, la diresse verso il cuore del drago. Ma, ormai, era troppo tardi. Il grosso corpo tremò, si dimenò e si rialzò con vigore inatteso. Il guerriero perse l´equilibrio ed il peso della spada lo fece barcollare indietro.

Per un attimo Larsyen non vide che oscurità, poi, in un rombante ruggito, il drago si gettò su di lui. Dalle fauci spalancate scaturiva fumo rossastro. Le ali consunte ma ancora possenti sferzavano l´aria. Gli artigli lunghi ed affilati si avvicinavano veloci. Gli occhi profondi e dallo sguardo lontano fissavano l´uomo paralizzato dall´orrore.
Infine l´orgoglioso guerriero terminò i suoi brevi giorni ed il drago vecchio e stanco contò l´ultima delle sue cicatrici e riprese ancora possente ed invincibile la sua esistenza nella cuore dell´infinita foresta di Jugh!

mercoledì 2 luglio 2008

La Polpetta




La Polpetta (Polpetta tontolona) è fra le più rare specie di passerotte.

Morfologia

Molto slanciata e dondolante, la Polpetta presenta un esuberante becco giallo atto ad infilarsi in tutti gli affari altrui con caparbietà. Il grande ciuffo sulla testa è usato dalla Polpetta per pavoneggiarsi e distinguersi.

Habitat

La Polpetta si trova localmente in luoghi estremamente comodi ed arieggiati, provvisti di giacigli morbidi e con adeguati oggetti di uso comune a portata di mano. Non disdegna spazi soleggiati con ampi ventagli agli angoli, mossi da instacabili uomini sudaticci.

Riproduzione e nidificazione

La Polpetta nidifica in ambienti molto accoglienti, possibilmente ricchi di specchi, vasche idromassaggio e trucchi di alta qualità. Generalmente ogni giro di luna, c'è un periodo in cui la Polpetta è estremamente nervosa e irascibile ed evita qualsiasi accoppiamento. Viceversa, c'è un'altro periodo, sempre ripetuto ogni giro di luna, durante il quale i sudaticci uomini ventaglianti, corrono grossi rischi.

Alimentazione

La Polpetta, di aspetto apparentemente magro, in realtà è una vorace mangiatrice. Nessuno sa come riesca ad avere una così invidiabile linea, ma di certo la Poletta non evita alcun alimento, cercando invece lo scontro diretto con cioccolata, pastasciutta, pane fatto in casa e carne di ogni tipo.

Ecologia

La Polpetta abita in ambienti salubri e con ph controllato.

Canto

Lo sgraziato richiamo della Polpetta normalmente viene udito a distanze incredibili, disturbanto la quiete di molte popolazioni mondiali.

La locanda del Gufo


La Taverna del Gufo
Questa splendida costruzione (quando sarà finita) ha una lunga storia. Lunga nel senso di anni! Doveva essere inizialmente un ritrovo ideale per i personaggi dei miei giocatori nei giochi di ruolo. Consiste in un piano cantina con una cucina, una cantina con delle botti e una sala per la raccolta del cibo. Al piano superiore un'ampia sala con un grande camino collegato alla cucina superiore. Poi vi è una piccola saletta "segreta", chiusa da tende anche fuori, per i loschi traffici degli avventurieri!

Al piano di sopra le stanze per passare la notte. La costruii con una base in polistirolo, cartoncino ecc, con il piano terra incollato sulla base, fatto con le pareti di legno compensato. Poi i piani superiori (c'è anche una mansarda), sempre in compensato ma amovibili. Una base in legno sempre amovibile (il piano della cucina superiore) nascondeva la cantina.
In seguito, un po insoddisfatto dai piani superiori, decisi di eliminare la "componibilità", visto anche che col tempo ho perfezionato altri modi migliori ed anche perchè non avevo fatto un gran lavoro con gli incastri!
Così decisi di incollare tutti i piani fra loro e di chiudere il tetto con dei pezzi di cartoncino, abbandonando l'idea di fare tutti gli interni rifiniti (avevo già fatto qualcosina). Poi, visto che mi sembrava anche un po ingombrante, ho un po limato la base esterna, aggiungendo al contempo delle porcilaie e una stalla proprio addosso alla taverna. Ed anche un piccolo bagnetto esterno!
Ecco, dopo un bel po di pausa ora ho ripreso la lavorazione, passando ben bene la sabbia-colla sulle pareti per dare uniformità e iniziando a posare le tegole sul tetto.