domenica 19 ottobre 2008

L'uovo lassù. parte 2

Il grande volatile si avvicinava sempre più, e sembrava quasi urlare di rabbia. Nolcai puntava forte i piedi sul nido, facendo scendere a strattoni l'uovo il più velocemente possibile, ma disperava di riuscire a fare in tempo. Ad un certo punto si alzò, sporgendosi pericolosamente lungo il bordo, tenendo con tutte le forze la corda. Vide lontano in basso, l'uovo che sbatteva fra i rami. Strinse i denti, sudando mentre i muscoli gli dolevano. Mancava poco! Era quasi sceso sopra il fitto sottobosco.

Con un ultimo grande sforzo, tese le gambe e fece scendere ancora la fune, poi, in un vortice di aria e di urla gracchiati, il Rasac gli fu addosso. Il giovane di Iklos fece appena in tempo a scansarsi e gettarsi sul bordo del nido, mollando la fune. Vide con gli occhi spalancati la lunga corda che cadeva nel vuoto, serpeggiando fra i rami, ma non riuscì a capire che fine aveva fatto il nido.

Si alzò rapido, cercando con lo sguardo l'uccello gigante. Senti alle sue spalle un'altra folata di vento ed un alito caldo addosso, e ancora una volta si gettò per terra, scansando di un soffio gli artigli.

Si girò, ansimando terrorizzato. Prese a cercare con spasmodica fretta fra le tasche, fino a trovare il Kukur nodoso. Prese il piccolo legno, e fece vorticare furiosamente la sfera bucherellata che era legata con una cordicella al legno, producendo uno strano fischio forte e fastidioso. Guardò verso il Rasac, con le braccia a pezzi, in ginocchio sul nido. Il volatile stava tornando verso di lui, furioso, ma in qualche modo sembrava impaurito, come preso da una strana indecisione. Volava contorcendosi e sfiorando con le grandi ali artigliate la volta della foresta, stracciando via qualche ramo qua e la. Poi ad un tratto si alzò in aria altissimo, planando sopra la testa del ragazzo da lontano, mentre questi, all'estremo delle forze, vorticava il Kukur senza sosta, ma sempre più lentamente. Passarono istanti interminabili e quando Nolcai pensava di essere sul punto di svenire, il Rasac volò via sopra la foresta fino a perdersi dietro il monte.

Il giovane smise di muovere il braccio, con un dolore tremendo. Era stremato. Si gettò a terra e si riposò per un po. Poi cercò di rotolare lungo il fondo del nido, fino al bordo. Prese a calarsi lentamente, con fatica, aggrappandosi il più possibile ai rami. Non ce l'avrebbe mai fatta a scendere ora. Aveva bisogno di riposarsi, ma non poteva stare lassù. Decise di scendere il più possibile, almeno fino ad un punto nel quale non fosse bersaglio degli artigli del Rasac. Era quasi buio e ogni tanto gli pareva di sentire il verso del Rasac lontano, e ogni volta trasaliva e cercava di scendere più velocemente, rischiando di spezzare qualche ramo e crollare verso morte certa. Era sempre più stanco, ma alla fine trovò un piccolo pertugio fra due rami, abbastanza lontano dal nido, e ancora tanto lontano dal terreno. Sperava che l'uovo fosse ancora intero e che nessun predatore se ne cibasse, ma ci sperava poco.

Si accoccolò al meglio e si gettò addosso una coperta. Si addormentò quasi subito. La notte fu piena di incubi e quando si svegliò alla luce del sole, urlò terribilmente per il dolore dei muscoli e delle ossa. Pianse per qualche minuto, cercando di stringere i denti. Il corpo era un dedaolo di fitte, ma si riprese e con vigore iniziò la discesa. Fu lenta e penosa. Ma alla fine arrivò a terra e si sdraiò nell'humus morbido e confortante. Del Rasac non vi era traccia.

Chiuse gli occhi e si riaddormentò nuovamente. Si risvegliò ancora dolorante, ma meno di prima. Era di nuovo buio. In qualche modo ritrovò il suo sacco, la coperta e cercò la sua piccola lanterna magica. Sfiorò la cupolina argentata pronunciando parole ai più incomprensibili, e una luce immobile rischiarò la lunga fune distesa tutt'attorno. L'uovo non c'era, ma un'estremità della fune si perdeva nel bosco, fra gli alberi bui come se qualcuno avesse preso il figlio del Rasac, trascinandolo via con se, come dimostravano anche rami rotti e l'erba schiacciata.

Nolcai raggruppò la corda e prese a seguirla, raccogliendola man mano. Sentì una specie di raschio fortissimo.

...continua

La casa di Juri



Proprio in cima ad una piccola collina, attorniato da un fitto bosco, un giorno il giovane Juri il Girovago, decise di costruire una piccola case, dove fermarsi ogni tanto dai suoi viaggi in giro per le terre di Iklos, in continua ricerca di nuovi strumenti per creare musiche e poemi di onore e guerra.




Ecco che così qualcuno può imbattersi in una casetta, semplice ma molto accogliente e magari può avere la fortuna di sentire dolci melodie se Juri è nella sua dimora.