venerdì 31 luglio 2009

Dirk Dunkelwelt, chi è

Dirk è magro e alto, ma abbastanza forte ed agile. Ha la carnagione chiara, appena scurita dal sole freddo di Germania e Inghilterra. Tiene i capelli, nerissimi, lunghi fino alla nuca ma sono piuttosto radi e scapigliati e il viso è segnato dalla vita all'aria aperta e solcato da profonde rughe che attorniano i suoi occhi dallo sguardo profondo e cangiante, come se di continuo cercasse di sfuggire all'esame delle altre persone. E' facile rimanere perlomeno perplessi dai suoi occhi, e non di rado chi lo guarda abbassa lo sguardo quasi impaurito.
Nonostante non abbia una gran cura dei vestiti, ha una cura quasi maniacale nella scelta degli abiti, preferendo il marrone e il beije, tanto da apparire come un Lord. Uno sguardo attento però può far notare l'usura del vestiario e taluni elementi fuori posto.
Dirk ha grandi mani dalle dita lunghissime, che muove di continuo e un naso sgraziato e storto. La bocca è fine e il sorriso può essere un po inquietante, con i suoi denti molto distanziati l'uno dall'altro. Porta dei doppi occhiali che tiene a metà naso, e cambia continuamente visuale, chiudendo e aprendo le doppie lenti e anche "sguardando" da oltre gli occhiali.
Cammina leggermente gobbo, ma quando deve fare sforzi fisici come anche correre, rimane ben eretto.
Ha uno strano segno a forma di cristallo di neve sulla guancia sinistra che cerca di mascherare, non si sa perchè, usando fondotinta da donna, che tiene sempre in uno dei suoi eleganti taschini.

lunedì 13 luglio 2009

Yeti dei Monti Burrosi



Un tempo alquanto diffusi, questi esseri molto estroversi, vivono fra le valli e le vette dei Monti Burrosi, noti per la loro neve perenne dal sapore dolce e pieno, specialmente dopo una spruzzata abbondante di zucchero a velo o cacao sopra.
In realtà si pensa che la neve, data la scarsissima caduta dalle nuvole, sia frutto dell'opera degli Yeti Burrosi maschi che adoprandosi alacramente col proprio membro atto alla riproduzione, hanno nei secoli colmato le valli di un delizioso succo alla vaniglia, molto nutriente e ricercato nelle gelaterie elfiche delle valli sottostanti.
Ancorchè difficilmente raggiungibili, queste valli sono meta di numerose spedizioni commerciali nanesche, provviste di apposite carrozze chiuse in metallo a temperatura controllata.
La sfortuna vuole che un'altra ricercata primizia degli Yeti Burrosi, sia la loro pelliccia morbidissima, di cui i nani hanno fatto manbassa nel tempo, non preoccupandosi minimamente dell'incolumità del contenuto della stessa pelliccia!

lunedì 6 luglio 2009

Un grande passato


Era nero, come tutti i giorni. Nero di polvere della fucina calda e soffocante dove stava tutto il giorno, tutti i giorni dell'anno. Batteva e batteva sull'incudine e torceva, affilava bellissime spade temprate d'acciaio dei Monti Brumosi. Era un incessante lavoro, duro. Il suo corpo era diventato possente e resistente, temprato come e più dell'acciaio che batteva. E anche il suo cuore era duro e nero. Era giunto li, in quello sperduto villaggio in mezzo ai ghiacci un anno prima e non aveva altro che un piccolo seme e poco altro addosso.
Nessuno sapeva chi era e nessuno mai glielo chiese. Subito iniziò a lavorare in una buia fucina abbandonata da mesi, dopo che il vecchio fabbro era morto di vecchiaia.
Lavorava incessante e produceva bellissime lame che partivano per le valli. Parlava poco e nessuno sapeva perchè era giunto li.
Quella sera uscì quasi all'imbrunire e salì il solito sentiero ripido e scosceso. Solo lui conosceva quella via. Aveva trovato quel posto poco dopo essere arrivato.
Saliva piano, alla luce tenue del tramonto. Come un ombra leggera giunse infine molto in alto, rabbrividendo appena per il gelido vento dei monti.
Ecco che arrivò in un piccolo anfratto protetto dalle intemperie. Accese una piccola lanterna e la poggiò sulla roccia piano piano, quasi con devozione.
Osservò la piccola pianta, esile. Aveva un unico stelo flessuoso, in cima al quale un piccolo fiore ancora addormentato era chiuso nella morsa del gelo.
Lui prese da una tasca un piccolo otre e iniziò a versare con una strana delicatezza acqua ai piedi del fiore. Questo sembrava quasi fremere.
Una scura e forte mano quasi accarezzò il fiore rinchiuso nel ghiaccio.
"Non è ancora ora di partire ed amare di nuovo", disse con una voce malinconica, socchiudendo gli occhi, pensando e sognando.